martedì 31 dicembre 2024

Diversi Versi Vagabondi

Versi
Diversi versi 
vomitati e assolti, 
versi avversi
sotterrati, 
persi, 
versi amati, 
ritrovati, 
versi strappati, 
scivolati, 
lasciati andare
e poi ripresi, 
versi silenti, 
versi urlanti, 
disperati. 
Versi d'amore,
versi d'onore, 
versi d'errore, 
versi d'orrore!
Versi
se, 
ma, 
però, 
ah! 
Ahi! 
Eppur,
da questi versi 
m'abbevero, 
m'inebrio
e, 
sia che m'infiammino, 
mi feriscano, 
o nel danzar
mi stupiscano, 
io, 
al fin della licenza, 
con fare disinvolto, 
me ne faccio dono
e a lor m'inchino.

Girogirotondo
Se,
smettendo 
di fare
il girotondo
intorno
al tuo
ombelico, 
guarderai
fuori, 
ciò 
che 
I tuoi occhi
vedranno
è
la 
vita.

Nel profondo
Prigioniero, 
nel profondo, 
c'è 
sempre
qualcuno
che urla
per essere
libero. 

M'avvito
Per lustri
perlustri, 
t'angusti
e non gusti. 
Nel nulla 
m'annullo
e la vita
s'avvita.

Polvere
Specchio, 
specchio delle mie brame,
dimmi la verità. 
Chi sono?
Il figlio devoto 
o quello egoista? 
Il bravo disegnatore 
o di scarabocchi il creatore? 
Il marito innamorato
o quello rancoroso? 
Il rivoluzionario scanzonato
o il nostalgico passatista ? 
I'immobile pavido 
o l'incosciente coraggioso? 
Il padre amorevole e aperto 
o quello amorevole ma pauroso? 
Il temporeggiatore
o il precipitoso? 
Il costruttore
o il distruttore? 
Il servo
o l'uomo libero? 
Il pensatore silenzioso
o l'affabulatore pretenzioso?
Vedi un nessuno od un qualcuno
dentro questa tua cornice? 
Specchio, 
specchio delle mie brame, 
dimmi la verità

"Bazzeccole, 
quisquilie, 
pinzillacchere! 
Vedo solo polvere."


Il collezionista 
Ho aperto il baule
e, lentamente, 
con estrema delicatezza, 
ho tirato fuori:
le ali posticce di Icaro
con le piume rimaste
dopo la caduta,
il tizzone, col fuoco ormai spento, 
rubato da Prometeo agli dei, 
una trave del cavallo di legno
ideato da Ulisse per ingannare i troiani, 
una delle liane di Tarzan 
con cui si lanciava da un ramo all'altro, 
uno dei cavi elettrici con cui Frankenstein diede vita al suo mostro, 
un'ampolla con l'acqua del fiume Eldorado
cercato invano dai Conquistadores, 
un brandello di stoffa del sacco
usato da Edmon Dantes per fuggire,
i rimasugli della ragnatela dell'uomo ragno trovata sui muri di Manhattan,
la spada che Artù brandiva
mentre giostrava con Lancillotto
la bacchetta che Harry impugnava
nella lotta con Voldemort,
una scheggia della cornice
del magico quadro di Dorian Grey, 
Il sasso con cui Davide colpì Golia, 
la punta dell'arpione di Achab
spezzata mentre inseguiva Moby Dick
il lungo fucile di Ken Parker 
rinvenuto sulle strade del Montana, 
Il ghiaccio che Melquiades
portò a Macondo, 
la pipa di Sherlock Holmes 
dal suo studio a Baker Street
e il primo cent di Zio Paperone
nella sua teca di cristallo.

Sono un collezionista di sogni
e di svolazzi di fantasia.

2024

lunedì 23 dicembre 2024

Nella terra di mezzo




Nella terra di mezzo
Nudo, 
senza fronzoli, 
orpelli. 
Mi vedo, 
in questa galera di vetro,
mentre da anni cammino
in un luogo straniero, 
dove non posso
esser capito. 
Dov'è finito
il ribelle, 
il santo armato
di idee e dignità? 
Il corpo nudo
non nasconde nulla, 
ti vedi nella tua mediocrità 
e sorridi dei finti vestiti
che hai indossato. 
Quante menzogne
al tuo io assetato, 
quante giravolte
per non essere stanato.
Chi sei? 
Un uomo del peccato
o un peccato d'uomo? 
Un fasullo eroe
o un vigliacco conclamato? 
Per troppo tempo
rintanato, 
di false parole si riempie la mia bocca, 
di false poesie si riempie il mio cuore. 
Un viaggiatore nella terra di mezzo, 
indeciso sulla strada del leone
o su quella dell'agnello, 
sapendo che sia l'una che l'altra
sono parte di te. 
E quando, 
per ogni ferita inflitta da chi ami, 
il passo si fa incerto, 
nudo, 
sai, 
che il tempo non risana, 
e ancora senti 
della tua anima
l'urlo lacerante. 
09/24

venerdì 20 dicembre 2024

ricordi di bambino: il palazzo abbandonato, il tunnel e le case ormai scomparse.


Come scritto in un post precedente ci eravamo trasferiti al travertino, una zona di Roma, in una via chiusa dove vivevamo come se fossimo in un piccolo paesino.
Erano gli anni 60 e io avevo 6 anni. 
Vivevamo in un terreno dei miei nonni dove c'erano tante case abitate per lo più da parenti e noi vivevamo in una piccola casetta  non troppo distante da un palazzo di 2 piani in cui il pianterreno era completamente abbandonato.
Per noi bambini era un luogo del mistero che ci faceva un po' paura, c'era un arco all'ingresso senza portone e ci sfidavamo tra di noi per chi fosse più coraggioso nell'entrare e arrivare il più dentro possibile. I nostri genitori ci sgridavano perché non volevano che entrassimo lì perché tra il buio, le cose ammassate e abbandonate e gli eventuali topi, il rischio di farsi male era elevato.
Ricordo il buio in fondo a quel corridoio e si intravedeva sulla sinistra una stanza che si collegava ad altre stanze ancora. 

Si narrava che ad un certo punto si poteva entrare in un tunnel sotterraneo che avrebbe portato fino al parco della Caffarella, distante da lì almeno un chilometro e che era stato usato dai partigiani per sfuggire o  per colpire i tedeschi. Eravamo troppo piccoli per verificare se questo era vero.
Andai via dal Travertino quando avevo 10 anni e ovviamente ci tornai verso i 20 per andare a vedere se questo passaggio esisteva davvero. 
Con un amico, e con una torcia, entrammo nel palazzo e facendo attenzione ci dirigemmo verso la prima stanza a sinistra, c'era un'altra stanza e disordine ovunque, un'altra stanza ancora sempre con roba accatastata ovunque e infine trovammo il famoso ingresso per il tunnel. Era fatto di mattoni, il pavimento era di terra e in altezza arrivava poco sopra le nostre teste mentre in larghezza era almeno due metri, c'incamminammo per altri cinquanta metri e poi il tunnel deviava sulla destra. Sembrava di stare in un altro mondo per il silenzio e per come era costruito perfettamente.
La luce della torcia illuminava il paesaggio e noi camminavamo spediti e curiosi di vedere se arrivava veramente alla Caffarella... ma purtroppo ad un certo punto ci trovammo davanti solo terra che aveva invaso il tunnel e bloccava la strada, per cui non potemmo far altro che tornare sui nostri passi.
Peró almeno avevo scoperto che il tunnel esisteva. 

Purtroppo ora non c'è più nulla. La via dove vivevo da bambino è stata espropriata dal comune di Roma per i lavori di costruzione della metropolitana 
e la casetta dove vivevamo, il palazzetto abbandonato, tutte le case compresa quella di mia nonna sono state coperte da tonnellate di terra per ripianare la strada e tutto è ormai scomparso. 
Troppa terra sui miei ricordi, un vero peccato. 
C'era un orto in fondo alla strada, un albero di fichi gigantesco, la casa di mia nonna che era la più grande di tutti, là mia madre e mio padre avevano vissuto appena sposati per qualche anno, adattandosi a stare all'ingresso mentre i nonni paterni abitavano nel resto della casa. 
Ricordo che mi faceva un po' timore ad entrare nell'ultima stanza, la camera da letto dei miei nonni, perché sul comó c'era 
una teca che conteneva la statua di San Sebastiano trafitto dalle frecce dalle cui ferite c'era il sangue che sgorgava. 
Per me bambino sembrava sangue vero e vederlo mi dava disagio. 
C'era un fontanone di fronte alla casetta dove noi abitavamo dove si prendeva l'acqua da bere e dove si lavavano i panni a mano, là su un lungo gradino di marmo all'ingresso era impressa un impronta di un zoccolo di cavallo che, ci raccantavano, fosse sfuggito a dei zingari che si erano accampati  vicino a dove vivevamo e che imbizzarrito avevo colpito con forza quel gradino per poi scappare.
Subito accanto il bagno alla turca dove chi non aveva il bagno in casa poteva andare per espletare i propri bisogni, me lo ricordo come un incubo. 
Ma soprattutto c'era un grande spiazzo dove noi bambini giocavamo spensierati. 
Erano tempi felici in un posto che ormai è scomparso. 
Purtroppo succede. 
Era una via con una lunga storia, un terreno posseduto dalla famiglia di mia nonna da chissà quanto, dove era nato mio padre e i suoi fratelli, dove avevano vissuto i miei nonni fino alla loro fine 
e dove io ho vissuto parte della mia infanzia. 
Tutto scomparso sotto tonnellate di terra. 
C'est la vie. 

martedì 17 dicembre 2024

l'unico, inimitabile Sherlock Holmes

Anche i Gialli fanno parte del mio bagaglio letterario e se si parla di Gialli non si può non parlare di Sherlock Holmes uno dei capostipiti dell'investigatore privato. 
Sherlock, Watson, il professor Moriarty, Mycroft, l'ispettore Lestrade, il 221 B di Baker Street e la Londra di fine ottocento creati dalla mente di Sir Arthur Conan Doyle. 
Che altro si può volere? 

Da Uno studio in rosso
Il primo incontro tra Sherlock e Watson

Nella stanza c'era un unico studente, chino su un tavolo lontano, assorto nel suo lavoro. Al suono dei nostri passi si guardò intorno e saltò in piedi con un grido di gioia. «L'ho trovato! L'ho trovato!», urlò al mio amico, precipitando verso di noi con una provetta in mano. «Ho trovato un reagente che precipita esclusivamente con l'emoglobina.» Se avesse scoperto una miniera d'oro non avrebbe potuto apparire più felice e radioso. 
«Il dottor Watson, il signor Sherlock Holmes» ci presentò Stamford. 
«Molto lieto», disse cordialmente, stringendomi la mano con una forza di cui non gli avrei dato credito. 
«Vedo che è stato in Afghanistan.» 
«Come diavolo fa a saperlo?», gli chiesi sbalordito. 
«Non importa» rispose ridacchiando fra se e se...


Da Il Segno dei quattro
Incipit
Sherlock Holmes prese il suo flacone dall'angolo della mensola del caminetto e la sua siringa ipodermica da un elegante astuccio di marocchino. Con le dita lunghe e nervose infiló l'ago sottile e arrotolo la manica sinistra della camicia. 
Per un po' osservò pensoso l'avambraccio muscoloso e il polso, costellata di innumerevoli segni di punture. 
Alla fine, infilò con gesto deciso la siringa, permette il pistone e si abbandonò nella poltrona di velluto con un lungo sospiro di soddisfazione. 
Da mesi ormai, tre volte al giorno assistevo a quella scena ma ancora non riuscivo ad abituarmi. Anzi, ogni giorno che passava mi irritava sempre più... 
... sentii all'improvviso di non potermi trattenere oltre. 
«Cos'è oggi» gli chiesi «morfina o cocaina?» 
Alzò languidamente lo sguardo dal vecchio volume in caratteri gotici che aveva aperto. 
«Cocaina» rispose «soluzione al 7 per cento. Vuole provarla?»... 

venerdì 13 dicembre 2024

Cigola

Cigola
E la ruota cigola,
traballa, 
zoppicando
va avanti. 
La strada è in salita, 
sempre più dura, 
erta, 
faticosa. 
Ogni piccolo giro
vale oro, 
ogni ruga sa di vittoria, 
perchè tu sai, 
che su questo sentiero
potevi non esserci più, 
per errore,
perché ti eri perso, 
perché avevi deviato, 
perché, stanco, 
avevi abbandonato, 
o perché il caso
così aveva deciso. 
Ma anche se sei
un vecchio guerriero 
con le unghie spuntate, 
la ruota si muove, 
lentamente, 
cigolando.
09/24

domenica 8 dicembre 2024

Parole di Scrittori

Ernest Hemingway
Bevo per rendere gli altri interessanti. 

Oscar Wilde
Alcuni portano felicità ovunque vadano, 
altri quando se ne vanno.

Lev Tolstoj
Se senti dolore sei vivo. Se senti il dolore per gli altri, sei un essere umano.

Ennio Flaiano
Ci deve essere qualcuno che continua a spostare il senso del ridicolo.

Pier Paolo Pasolini
Ti insegneranno a non splendere.
E tu splendi, invece.


Antonio Gramsci
Il vecchio mondo sta morendo. 
Quello nuovo tarda a comparire. 
E in questo chiaroscuro nascono i mostri. 

Haruki Murakami
Quando la tempesta sarà finita, non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c'è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato.


Umberto Eco 
Ci vuole sempre qualcuno da odiare per sentirsi giustificati nella propria miseria. 

martedì 3 dicembre 2024

Fili e briciole

Fili d'erba
Fili d'erba strappati, 
e lanciati via, 
lontano. 
Volano e poi, 
cadono giù,
lentamente. 
Ogni filo
ha un senso, 
ogni caduta
ha valore.
È il tappeto
della mia esistenza, 
è lo scandire del tempo, 
è del divenire l'ineluttabilità.
In ogni piccolo 
filo d'erba
che cade, 
in ogni sua evoluzione, 
io sono li. 
08/24



Briciole di pane
Storie senza tempo,
tempi senza storie. 
Parole infuocate
che muovono il mondo
e lunghi silenzi 
che lo impolverano.
Siamo ricolmi
di accellerazioni
e frenate, 
figli di ció che siamo,
prigionieri di quello che vorremmo, 
affabulatori e solitari 
dentro un labirinto
aggrovigliato. 
E in questa baraonda 
di incroci, 
svincoli, 
deviazioni, 
interruzioni, 
curve, 
girotondi, 
fossi, 
salite, 
discese, 
soste 
e cammini, 
dove sono le briciole di pane
che indicano la strada? 
08/24


Un filo sottile
Succede, 
a volte, 
che riesci a vedere
quel filo sottile
che ti lega, 
salvandoti
dall'abisso. 
Ti accorgi
della sua trasparenza, 
ti stupisci dei suoi limiti,
tremi per la sua consistenza. 
Per ogni piccolo palpito
di verità 
Il filo traballa,
per ogni volta
che ti senti
l'ultima ruota del carro
il filo sembra
sul punto di spezzarsi. 
Quant'è fragile questo piccolo filo. 
Quanto sei fragile tu
e le tue assurde certezze. 
Quando il nano si vede gigante
nulla è garantito. 
Sulla strada del divenire
arriva sempre 
il momento
in cui la nebbia si dirada
e ti vedi. 
E se ciò che vedi
è il vuoto
il filo si spezza
e l'abisso chiama. 
Ma se ciò che vedi
è la speranza
l'abisso tace
e il filo, 
di vita, 
si colora
08/24

sabato 30 novembre 2024

Sulle strade dell'Avventura

I Romanzi d'avventura  mi hanno accompagnato nelle mie prime letture: dal Sandokan di Salgari al Comandante Nemo di Verne, dal Tarzan di Burroughs a Zanna Bianca di Jack London, per non parlare dell'ultimo mohicano di Cooper e dell'isola del tesoro di Stevenson
Solcare il mare con la tigre della Malesia o sotto il mare con il sommergibile di Nemo o viaggiare nel centro della terra o in giro per il mondo sempre con Verne, oppure nella giungla africana con Tarzan e le sue scimmie o udire il richiamo della foresta e cercare il tesoro con Long John Silver.
Che avventure sono state queste mie prime letture.

A cominciare da Salgari e il suo Sandokan, con Yanez, la perla di Labuan, l'isola di Mompracem, Tremal Naik e poi il corsaro nero con sua figlia Yolanda


per passare a Jules Verne  Ventimila leghe sotto i mari con Nemo, il Giro del mondo in 80 giorni con Phileas Fogg, il viaggio al centro della terra, l'isola misteriosa, Michele Strogoff


e poi Burroughs con la giungla del suo Tarzan, Jane e successivamente le avventure di John Carter di Marte


per arrivare al mio amato Jack London con il suo Richiamo della foresta e Zanna Bianca (per poi cominciare a leggere tutto quello che ha pubblicato) 


e poi L'ultimo dei Mohicani di Cooper con Occhio di falco e Uncas

e infine Stevenson con L'isola del Tesoro.

Il mio viaggio nella letteratura è iniziato con i cosiddetti romanzi d'avventura
ma fortunatamente non è ancora finito. 
L'avventura continua...

mercoledì 27 novembre 2024

Un pizzico di zen

Ogni tanto, in questi tempi folli in cui lo scettro del potere è in mano a uomini altrettanto folli, un pizzico di storie zen ci vuole.
Un piccolo toccasana per l'anima. 


La tazza di té

Nan-in, un maestro giapponese dell'era Meiji, ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen. 

Nan-in servi il tè. Colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare. 

Il professore guardò traboccare il tè, poi non riuscì più a trattenersi. «È ricolma,. Non ne può entrare di più! ». 

«Come questa tazza,» disse Nan-In «Tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti lo zen, se prima non vuoti la tua tazza.?».


La Fragola

Un uomo che camminava per un campo s'imbatté in una tigre. Giunto ad un precipizio, si afferrò alla radice di una vite selvatica e si lasciò penzolare oltre l'orlo. 

La tigre lo fiutava dall'alto. 

Tremando l'uomo guardò giù, dove, in fondo al l'abisso, un'altra tigre lo aspettava per divorarlo. 

Soltanto la vite lo reggeva. 

Due topi, uno bianco e uno nero, cominciarono a rosicchiare pian piano la vite. 

L'Uomo scorse accanto a sé una bellissima fragola. 
Afferrandosi alla vite con una mano sola, 
con l' altra prese la fragola e la mangiò. 
Com'era dolce! 


Il setaccio

«Ho letto moltissimi libri ma ho dimenticato la maggior parte di essi. Ma allora qual'è lo scopo della lettura?» domandò un allievo al suo Maestro. 

Il Maestro non gli rispose e gli disse di avere sete e chiese al ragazzo di prendergli dell'acqua usando un setaccio tutto sporco che era lì in terra. 

L'allievo trasalì, poiché sapeva che era una richiesta senza alcuna logica. Tuttavia non poteva contraddire il proprio Maestro e prese il setaccio. 

Ogni volta che immergeva il setaccio nel fiume non riusciva a fare nemmeno un passo verso il Maestro che non ne rimaneva neanche una goccia. Provò e riprovò decine di volte ma per quanto cercasse di correre più veloce l'acqua continuava a passare in mezzo a tutti i fori del setaccio e si perdeva lungo il tragitto. 
Stremato, si sedette accanto al Maestro e disse: «Non riesco a prendere l'acqua con quel setaccio. Perdonatemi Maestro, è impossibile e io ho fallito nel mio compito.» 

«No», rispose il vecchio sorridendo, «tu non hai fallito. Guarda il setaccio, adesso è come nuovo. L'acqua, filtrando dai suoi buchi, l'ha ripulito.» 
«Quando leggi dei libri», continuò il vecchio Maestro, «tu sei come il setaccio ed essi sono come l'acqua del fiume. Non importa se non riesci a trattenere nella tua memoria tutta l'acqua che essi fanno scorrere in te, poiché i libri comunque, con le loro idee, le emozioni, i sentimenti, la conoscenza, la verità che vi troverai tra le pagine, puliranno la tua mente e il tuo spirito, e ti renderanno una persona migliore e rinnovata. Questo è lo scopo della lettura». 

Inferno e Paradiso
Un samurai un giorno sfidò un maestro Zen chiedendogli cosa fosse il paradiso e l’inferno. 
Il monaco, però, replicò con disprezzo: «Non sei che un rozzo villano; non posso perdere il mio tempo con gente come te!».

Sentendosi attaccato nel suo onore, il samurai si infuriò e sguainata la spada gridò: «Potrei ucciderti per la tua impertinenza».

«Ecco» replicò con calma il monaco «questo è l'inferno.» 

Riconoscendo che il maestro diceva la verità sulla collera che lo aveva invaso, il samurai si calmò, ringuainò la spada e si inchinò, ringraziando il monaco per la lezione.

«Ecco» disse allora il maestro Zen «questo è il paradiso.» 

giovedì 21 novembre 2024

Il peso della farfalla

Il peso della farfalla
È lì! 
Appoggiata al muro. 
In alto, 
sopra la testa
di mia madre, 
sul letto
del suo ultimo respiro. 
La farfalla della notte, 
ferma, immobile, 
vorrei scacciarla
insieme alle mie paure
e alla mia impotenza. 
Ma sta lì. 
Fino alla fine. 
E quando vola via, 
con lei, 
vola via la mia gioventù. 

Chiedimi
quanto pesa una farfalla. 
Per me, 
il suo, 
è il peso più straziante. 

08/24

lunedì 18 novembre 2024

E venne Conan il barbaro

Era il 1973 e uscì in edicola per l'editoriale Corno una nuova serie dedicata ai supereroi marvel: gli albi dei supereroi. 
A differenza delle altre uscite questi avevano una particolarità : ogni uscita era dedicata ad un personaggio diverso che ciclicamente tornava, e in più tra i vari "eroi" apparivano tre personaggi totalmente fuori dal concetto di supereroe, due che venivano dal mondo dell'orrore Dracula e Licantropus e uno totalmente nuovo per me, Conan il barbaro
scritto da Roy Thomas e disegnato da Barry Windsor Smith. 
Fu una bella sorpresa, per i miei occhi di tredicenne, seguire le avventure di quel barbaro, ladro, mercenario e infine re, in un passato completamente ricreato, tra duelli, sangue, dei, mostri e donne splendide, fra cui spicca fra tutte Red Sonya, una indomabile guerriera dai capelli rossi. 
Con quei disegni B.W.S. è entrato nel Pantheon personale degli artisti dei fumetti che più amo e quei numeri in cui disegnó Conan sono magnifici.  
Dopo B. W. S. arrivò su quelle pagine John Buscema che rimase per anni il disegnatore ufficiale della serie. 
Scoprii che le storie erano tratte da libri scritti da un autore allora per me sconosciuto: Robert E. Howard. 
E, ovviamente, lessi i libri e fu cosa buona e giusta. 

Benvenuti nell'era hyboriana di 
Conan il cimmero


Questo libro edito dalla Mondadori contiene tutti i romanzi e i racconti  scritti da Robert E. Howard su Conan il barbaro. 

Da "La spada della fenice

"Sappi, o principe, che tra gli anni in cui gli oceani inghiottirono Atlantide e le sue fulgide città, e l'epoca in cui s'imposero i figli di Aryas, ci fu un'età inaudita in cui regni meravigliosi si stendevano come mantelli azzurri sotto il firmamento. I loro nomi erano Nemedia, Ophir, Brytunia, Iperborea, Zamora dalle bellezze brune e le torri infestante dai ragni, Zingara con la potente cavalleria, Koth al confine con la terra di Shem, Stigia e le sue tombe guardate dalle ombre, Ircania dai cavalieri vestiti di ferro, seta e d'oro. Ma il regno più potente era Aquilonia, che dominava incontrastata sull'occidente ricco di sogni. 
Fu in questo mondo che si fece strada Conan il cimmero, uomo dai capelli neri e gli occhi torvi, la spada sempre in pugno: un ladro, un pedone, un assassino dalle gigantesche malinconia e dai giganteschi scoppi d'allegria. Il suo destino era di piegare i troni della terrasotto un piede alzato di sandali."
Le cronache nemediane

1
Sulle guglie avvolte nell'ombra e le torri preziose della città regnavano il buio e il silenzio spettrali che precedono l'alba. In un vicolo scuro, uno dei tanti in un vero e proprio labirinto di strade tortuose, quattro individui mascherati uscirono furtivamente da una porta tenuta aperta da una mano nera... 



sabato 16 novembre 2024

Arguzie di...


Leonard Cohen
A volte uno capisce da che parte stare semplicemente vedendo chi c'è dalla parte opposta. 


Luis Bunuel
L'età non ha davvero nessuna importanza, a meno che tu non sia un formaggio. 


Marcello Marchesi

Dio t'assista, senza l'apostrofo, è una bestemmia?

John Fante
Era un bel problema, degno della massima attenzione.
Lo risolsi spegnendo la luce e andando a letto.

Ennio Flaiano
Dev'esserci qualcuno che continua a spostare la soglia del ridicolo.

Alberto Arbasino
In Italia c'è un momento stregato in cui si passa dalla categoria di brillante promessa a quella di solito stronzo. Soltanto a pochi fortunati l'età concede poi di accedere alla dignità di venerato maestro. 

lunedì 11 novembre 2024

Vent'anni

Vent'anni 
Mi ricordo di te, 
dei tuoi occhi, 
del tuo sorriso, 
dei tuoi ricci
e del tuo incedere,
puro. 
Mi ricordo di me, 
di quello che ero, 
dei miei sogni 
e di quell'energia
che mi spingeva
a rivoltare il mondo, 
senza se, 
senza ma. 
Mi ricordo del primo bacio
e del mio cuore che esplodeva
su quella spiaggia, 
immersa di voci. 
Di tanti giorni pieni del tuo nome, 
di quel muretto e di quell'angolo 
da cui apparivi, 
e il battito del mio cuore
sempre più veloce. 
Di tanti giorni disperati, 
con la mia anima che urlava
perché non c'eri, 
prigioniero
del bisogno di credere
in qualcosa di diverso. 
L'amore non sempre è 
una strada in discesa
ma, a volte, 
è una salita ardua, 
piena di brusche frenate. 
Ci vuole così poco
per innalzarti o sprofondare. 
E perdersi per tanto tempo
dietro un illusione
ti dà un indirizzo, 
una direzione, 
ti spinge a cambiare. 
Mi ricordo di te
e di me
in te,
del tempo perduto
e di quello ritrovato, 
della gioia 
e del dolore, 
dell'andare via
e dell'essere ripreso, 
della musica 
e del silenzio, 
dell'estasi
e dell'abbandono, 
di così tante emozioni
e altrettante catene. 
Se una donna
la vesti d'ideale
l'amore non è più amore, 
ma trappola.
Quando innaffi troppo la pianta 
con ció che vorresti,
non fai altro
che affogarla. 

E poi, capire, 
finalmente, 
che la nostra strada
non era insieme, 
perché, nel profondo, 
insieme, 
non lo eravamo mai stati. 
E, allora, 
solo allora, 
ho trovato 
quello che ho sempre cercato. 
In altri occhi, 
in un altro sorriso, 
nella comunione vera
con uno spirito affine, 
perché la vita insegna
che nella sconfitta
si può celare 
una grande vittoria.

Mi ricordo di te, 
e di me, 
in te, 
e dei miei vent'anni
senza se, senza ma. 
08/24 

sabato 9 novembre 2024

I Bonelli

Passeggiando nei miei ricordi fumettistici non posso non citare Gian Luigi Bonelli e suo figlio Sergio, grandi scrittori di storie e grandi editori (Gian Luigi insieme alla moglie...).
La loro casa editrice, anche se con nomi diversi, mi ha accompagnato fin da piccolo e i loro personaggi sono stati parti importanti delle miei passioni fumettistiche (Ken Parker su tutti).
Ho iniziato con lo Zagor di Nolitta (lo pseudonimo di Sergio Bonelli) e Ferri, 
a casa c'erano anche i Tex  di Gian Luigi Bonelli e Galep comprati da mio padre e che successivamente comprai anch'io, e poi continuai cno la Storia del West di Gino D'Antonio, Mister no sempre di Sergio Bonelli, Ken Parker di Berardi e Milazzo, Nathan Never di Medda, Serra e Vigna, Dylan Dog di Sclavi, Magico Vento di Manfredi. 
Ho letto tanti fumetti della Sergio Bonelli Editore e ho apprezzato tanti soggettisti  e disegnatori che sono passati per quelle pagine. 

Di Gian Luigi Bonelli e il suo Tex oltre le storie con Mefisto tutto il periodo dal n 100 El morisco al n 154 Una campana per Lucero rimangono tra i miei preferiti. 


Copertina e disegni di Guglielmo Lettieri

Copertina e disegni di Galep

Copertina e disegni di Galep

Copertina Galep e disegni Giovanni Ticci

Copertina e disegni di Galep

Copertina Galep disegni Erio Nicolò 

Copertina Galep disegni Guglielmo Lettieri

Di Sergio Bonelli
il suo Zagor
con i numeri dal nr. 55 Zagor racconta al n. 138 L'orrenda magia su tutti

Copertina e disegni di Gallieno Ferri

 Copertina e disegni di Gallieno Ferri


e Mister No
i primi 50 numeri 

copertina Gallieno Ferri
disegni Roberto Diso