domenica 21 aprile 2024

La lanterna di Diogene

La lanterna di Diogene

Tu, che cerchi l'uomo, 
che uomo cerchi? 

Quello che scala la montagna
o chi è fermo in attesa? 
Quello che si gira dall'altra parte
o chi si dà? 
Quello con le mani insanguinate
o chi cura? 
Quello che crea o quello che distrugge? 
Il saggio o l'ignorante? 
Quello che si, ma dopo
o quello ora, subito? 
Quello che rischia 
o quello che si appoggia? 
Colui che si trasforma
o quello che ristagna? 
Colui che cerca risposte
o colui che non ha domande? 
Colui che vede al di là
o colui che è cieco e non lo sa?
Colui che semina
o colui che fa inaridire? 
Colui che si circonda di parole
o colui che ama il silenzio? 
Colui che è un pizzico di questo
e un pizzico di quello
oppure quello che è saldo, 
irremovibile? 

Ma tu, 
nel tuo io più profondo, 
quando gli occhi
nello specchio
o nell'anima, 
ti guardano, 
che uomo 
sei?
03/24

venerdì 19 aprile 2024

Segni e Sogni di Caza

Ho conosciuto Caza, il Fumettista francese, sulle pagine di Totem, una rivista a fumetti che compravo da ragazzo, e successivamente in uno dei suo libri "Gli abitanti del Crepuscolo". 
Le sue immagini mi hanno colpito e mi hanno proiettato nel suo mondo fatto di sogni, di incubi, di personaggi bizzarri e straordinari. 
Con Caza si viaggia in mondi psichedelici e si apprezza pienamente il potere evocativo delle immagini. 
Un vagabondo delle stelle non poteva che perdersi dentro le sue meravigliose creazioni. 
Chapeau! 

martedì 9 aprile 2024

Chi sei

Chi sei
Capita, 
talvolta, 
di trovarti
nella terra del dolore, 
ferito, 
annicchilito, 
senza barra
e direzione. 
Il vuoto ti avviluppa, 
ti seduce, 
ti riduce
a frammenti,
prigioniero
di quell'urlo
che ti lega l'anima

Capita, 
talvolta, 
di trovarti
nella terra del dolore. 
Allora, 
in quella notte 
che non è mai silente, 
rallenta il passo, 
nel buio, 
cerca
la tremula fiammella 
del chi sei. 
Ti indicherà la via. 
2/24

mercoledì 3 aprile 2024

Parole di scienziato

Ritratto di Galileo Galilei 
di Justus Sustermans

Galileo Galilei
Compito della scienza non è aprire una porta all'infinito sapere, ma porre una barriera all'infinita ignoranza. 

Le cose sono unite da legami invisibili. 
Non puoi cogliere un fiore senza turbare una stella. 

Chi non conosce la verità è sciocco, ma chi pur conoscendola la chiama menzogna è un criminale. 

Ritratto di Isaac Newton
di Godfrey Kneller

Isaac Newton
Se ho visto più lontano è perché stavo sulle spalle dei giganti. 

Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo è un oceano. 

Einstein
La logica vi porterà da A a B. L'immaginazione vi porterà ovunque.

Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la inventa.

Io appartengo all’unica razza che conosco, quella umana. 


Rita Levi-Montalcini
Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella zona grigia in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi.

Rare sono le persone che usano la mente, poche coloro che usano il cuore e uniche coloro che usano entrambi. 


Margherita Hack
Il compito della scienza è cercare di capire quali siano le leggi che regolano l'universo, la nostra vita, i nostri pianeti, senza ricorrere a Dio. Ricorrendo a Dio non c'è più bisogno di scienza. 
È come se Dio ci desse da fare le parole crociate, tanto se poi non si fanno, spiega tutto lui. Il compito della scienza è proprio quello di fare a meno di Dio. Cercare di capire con la propria ragione. 

Nella vita non c'è nulla da temere, solo da capire. 


Stephen Hawking
Uno scienziato leggerà centinaia di libri nella sua vita, ma sarà sempre convinto di aver ancora tanto da imparare..
... un fanatico religioso ne leggerà uno solo e sarà convinto di aver capito tutto.

Ricorda di guardare in alto alle stelle, e non ai tuoi piedi. Cerca di dare un senso a ciò che vedi e chiediti quello che fa vivere l'universo. Sii curioso. 

sabato 30 marzo 2024

C'era una volta: giochi da bambino


Ogni tanto torno indietro con la memoria a quando ero piccolo.
Dai 5 agli 11 anni circa vivevo a Roma vicino al Quadraro, più precisamente al Travertino, in una strada isolata che la rendeva un paesello dove tutti ci conoscevamo; li, in una terra che era della famiglia di mia nonna (poi espropriata dal comune, ma questa è un altra storia), sono cresciuto con i miei fratelli e con i miei cugini e ricordo i giochi che facevamo per strada, alcuni dei quali ormai persi nel passato.

Il gioco della Nizza (o in italiano lippa) che consisteva nel prendere un manico di scopa o qualsiasi bastone di legno e tagliarne una parte di una decina di centimetri aguzzandone le estremità, mentre la parte restante, almeno una quarantina di centimetri, si usava come mazza. Con la parte più lunga (la mazza) si colpiva una delle due punte della Nizza, appoggiata a terra, per farla saltare e una volta a mezz'aria si cercava di colpirla, vinceva chi riusciva a farla andare il più lontano possibile.

Palla prigioniera: si formavano 2 squadre di pari giocatori, il campo da gioco si divideva da una riga in due parte uguali. Nella zona dietro ad ogni metà campo si creava un'altra zona che diveniva la prigione.
Obiettivo di ogni squadra era colpire con la palla ogni avversario per renderlo prigioniero, il giocatore colpito veniva catturato e portato nella prigione del proprio campo. Poteva essere liberato solamente se i giocatori della propria squadra riuscivano a lanciargli il pallone durante il loro turno e lui riusciva a prenderlo. Se un giocatore avversario riusciva a prendere al volo la palla il lanciatore veniva catturato. Il gioco finiva quando tutti i giocatori di una squadra venivano catturati.

Acchiapparella (Mondo, Pizzico trentuno)
Corrersi appresso per poi prendersi questa è Acchiapparella, nella versione Mondo si facevano un cerchio di gesso per ogni giocatore tranne per uno che diventava colui che doveva acchiappare, ogni cerchio era la base in cui il giocatore che scappava poteva rifugiarsi e salvarsi dalla cattura, se uno dei giocatori fuori dal proprio mondo veniva toccato il "toccato re" ne prendeva il posto. Le regole di Pizzico trentuno invece consistevano nel toccarsi uno con l'altro contando, chi prendeva il 31 era eliminato, per cui si cominciava a scappare verso il 28/29 per non farsi prendere. Ci si poteva rifugiare su ogni cosa che era  in alto da terra, uno scalino, un masso ecc. e li non si poteva essere toccati.  

I Quattro cantoni
Si giocava ai quattro cantoni avendo 4 punti equidistanti  diversi metri fra loro (alberi se c'erano, angoli di strada ecc.) in cui si posizionavano 4 giocatori, al centro di questo ipotetico quadrato si trovava un quinto giocatore. I 4 giocatori dovevano scambiarsi di posto correndo mentre il 5 giocatore doveva cercare di arrivare nel cantone che si liberava prima che un bambino l'occupasse. Ovviamente se ci riusciva chi rimaneva senza posto andava al centro e si continuava. 

La conta per scegliere a chi toccava essere colui che cercava, o chi inseguiva gli altri o chi era al centro del gioco, era o facendo ognuno un numero con una mano e poi tirando la somma iniziando a contare dal più piccolo d'età oppure con qualche filastrocca. 

Vengo da Gerusalemme senza ride e senza piagne
Si creavano due file di bambini che formavano un corridoio. All'inizio del corridoio un bambino, scelto con la conta, iniziava a camminare. Gli altri, mentre lui ripeteva continuamente "io vengo da Gerusalemme senza ride e senza piagne", dovevano cercare di farlo ridere facendo smorfie divertenti o qualsiasi altra cosa, se ci riuscivano il bambino ricominciava da capo. Se arrivava alla fine del corridoio senza ridere era salvo e toccava ad un altro. 

E poi tanti altri che probabilmente venivano da lontano e in qualche modo sono arrivati anche ai bambini di oggi che ci giocano ancora:
Giochi con i tappi o con le biglie o con le figurine, Campana, Mosca cieca, Tiro alla fune, Nascondino, Ruba bandiera, Schiaffo del soldato, Unduetrestella. 

lunedì 25 marzo 2024

L'ancora


L'ancora
Allorché 
la polvere del tempo
cancellerà le tue orme, 
solo l'eco delle tue parole,
dei tuoi segni, 
ti daranno
la vittoria
sulla morte. 
I ricordi
imprigionano, 
ma danno anche salvezza. 
Sono l'ancora
su cui 
l'immortalità 
prospera.
01/2024

venerdì 22 marzo 2024

Il vagabondo delle stelle di Jack London

Darrell Standing, detenuto in attesa di essere giustiziato, viaggia con la mente attraverso il tempo rivivendo le sue reincarnazioni precedenti. 


Ho sempre avuto, nel corso della mia intera esistenza, la netta sensazione di aver vissuto in altri tempi e in altri luoghi, di avere addirittura ospitato in me altre persone. Ma credimi, lo stesso vale anche per te che leggerai queste righe: torna con la mente alla tua fanciullezza, e vivrai come tua l'esperienza di cui parlo.
Eri, allora, qualcosa di instabile, non ancora cristallizzato, malleabile, eri un'anima in mutamento, una coscienza e un'identità che si andavano formando, proprio così, e che nel formarsi apprendevano anche a dimenticare.
Hai dimenticato molto, caro lettore, eppure, nel leggere queste pagine ti si parleranno davanti, confuse e indistinte, visioni di altri tempi, di altri luoghi su cui si soffermó il tuo sguardo di bambino e che oggi ti sembrano sogni. E tuttavia, ammesso che fossero sogni, da dove traevano la loro sostanza?
I sogni sono un fantastico impasto di cose a noi note, è dalle nostre esperienze che traggono il loro contenuto.
Quand'eri piccolo, hai sognato di cadere da grandi altezze, di volare come fanno le fregature alte, di essere atterrito da ragni strisciati o da essere viscidi, forniti di zampe innumerevoli.
Nei tuoi incubi hai udito voci e scorto volti estranei e familiari al tempo stesso, hai sognato albe e tramonti che ora, se ci ripensi, ti appaiono ignoti.
Ebbene, queste visioni infantili erano segni di altri mondi, di altre vite, di cose che nella vita reale, in questo mondo reale, non avevi mai visto.
Da dove venivano, allora? Da altre vite, da altri mondi? Forse, quando sarai giunto in fondo al mio racconto, troverai risposta a queste domande, che ti sarai poste prima ancora di prendere in mano questo libro.