L'insana commedia
Quest'irti colli,
travolti da perverso furore,
bruciano.
Dov'è la calma?
Cos'è questo assordante vento
che annuncia l'arrivo
della tempesta finale?
Gloriandoci delle imperfezioni
ci abbuffiamo di spine,
flagellandoci di ostacoli.
Per chi suona la campana
se non per la nostra stupida arroganza?
Dov'è l'età della ragione
che ripulisce il sangue accumulato
sulle nostre mani?
Quanto vorrei trovare l'isola che non c'è
e librarmi in aria con Trilli e Peter,
fuggire da quest'insana commedia
in cui l'inferno è tatuato
con lettere di fuoco nel nostro cuore
mentre le lacrime di coccodrillo
c'innondano.
Quanto vorrei tuffarmi nel fiume della vita
per risorgere nella valle dell'Eden
senza il peccato originale
di quest'umanità predatrice.
Siamo spettatori e attori
della trama creata
da un Dio sconosciuto,
figlio dell'ipocrisia
e del lato oscuro della nostra forza.
Abbiamo piantato i fiori del male
sul cadavere putrefatto
della nostra indifferenza
e ce ne saziamo,
sentendo il richiamo della foresta
che libera il famelico lupo in noi.
È la solita infinita storia.
Sempre in perenne lotta
tra gli angeli e i demoni
lasciamo che il fuoco divampi
mentre decidiamo da che parte stare.
Dimenticando l'infinito che è in noi
seguiamo come pecore al macello
qualsiasi profeta di sventura
che ci avvicina sempre più
ai bordi dell'apocalisse.
Se questo è un uomo,
l'uomo che ride
del dolore del fratello,
l'uomo che si benda
per non vedere le lezioni della storia,
l'uomo che si erge a Dio
decidendo chi vive e chi muore,
io abdico a questa umanità
sanguinaria.
Razza di idioti!
Camminiamo su di una strada
devastata dalla nostra cupidigia,
senza un briciolo di nausea,
sempre più miserabili
con il cuore colmo di tenebra.
P.C, 03/25
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