Catene
Mi sono perso
in questo caos ordinario,
prigioniero
delle mie viltà
ho lasciato andare,
con rimpianto,
le mie libertà.
Vorrei poter strappare
queste misere catene
per riconoscermi,
per ritrovarmi,
lasciare che lo sguardo
si spinga lontano
alla ricerca di
inesplorati lidi,
di nuovi profumi.
Ma l'ironia suprema
è che di queste impalpabili catene,
non riesco più a farne a meno.
È così facile
alzare il tappeto
e nascondere le tue miserie.
Come sei orgoglioso del tuo tappeto.
Le sue trame sono stupende,
ha colori sgargianti,
è soffice, sfarzoso,
alquanto raffinato.
Ma i brontolii che da sotto escono,
hanno il potere di tenerti sveglio,
non ti danno tregua.
E più rimangono sotto il tappeto
più si ingrandiscono,
offuscando il tuo orizzonte.
Le alghe che si accumulano in mare
incagliano il timone della nave,
non va avanti.
E tu,
che con sforzo prosegui,
pian piano
ti annulli.
Povero stolto.
Basterebbe così poco.
Alzare il tappeto
e ripulire.
Spifferi
Ci sono giorni
dove il passato bussa,
con forza,
alla tua porta,
e tu vorresti
aprirla,
ripercorrere
gli stessi sentieri,
per ritrovare quel che hai perso.
La seconda occasione
ti seduce,
ti dà speranza
per cambiare il già noto.
Vorresti toccare
nuovamente visi e corpi
lasciati indietro,
ascoltare voci svanite,
farti ammaliare di nuovo
da battiti incontrollati.
Riabbracciare le passioni
per perderti nell'ignoto,
riassaporare gemiti
conosciuti e mai dimenticati,
ascoltare musiche già suonate,
abbeverarti alle curiosità
ancora da esplorare,
annaffiare talenti dimenticati
e immergerti di nuovo
in vecchie utopie.
Guardare indietro
per rivederti,
per capire l'oggi
con i suoi ritmi lenti.
Ma non esiste setaccio
che può separare il bene dal male,
e se la porta si apre
entra anche l'urlo dell'anima
che non vorresti più provare.
In questi tempi che sembrano immobili
la porta non puoi aprirla,
sai che da lì entrerà
il sole insieme alla tempesta.
Ci sono dolori
che ti hanno squassato,
lacerato,
ricreato,
e tu,
non hai più la forza
per sopravvivere
nel buio.
Ci sono ferite
impossibili da rimarginare,
ci sono perdoni
impossibili da dare,
e dalla porta,
del vento del passato,
lasci entrare solo spifferi,
spifferi di te.
P.C. 11/24
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