lunedì 13 maggio 2024

Il guscio


Il guscio
Il guscio
che ho intorno, 
talvolta, 
s'incrina, 
e, in trasparenza, 
filtra 
il dubbio. 
La prigione delle mie illusioni
dipinta di sgargianti colori,
sbuca, 
fa capolino. 
Spogliato
della corazza
riconosco
i miei fallimenti, 
ne vedo i confini, 
li abbraccio. 
Quante false vittorie
s'affacciano
e mi deridono,
insieme ai novelli Socrate
orgogliosi di non sapere. 
Splendidi giganti
creati da un nano, 
siamo tutti figli
di uno specchio deformato, 
da ripulire, 
con pazienza, 
con amore, 
con dolore. 
Per riuscire, 
in questo caos
di vita, 
a riveder le stelle.
03/2024

sabato 11 maggio 2024

Parole di cantautori

Francesco Guccini
Vedi cara, è difficile spiegare, è difficile capire se non hai capito già.
Vedi cara

Francesco De Gregori
Non conosce paura l'uomo che salta e vince sui vetri e spezza bottiglie, ride e sorride. Perché ferirsi non è possibile.
Morire meno che mai e poi mai.
Pezzi di vetro


Franco Battiato
Cerco un centro di gravità permanente che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente
Centro di gravità permanente 

Domenico Modugno
È giunta mezzanotte, 
si spengono i rumori, 
si spegne anche l'insegna 
di quell'ultimo caffè,
le strade son deserte, 
deserte e silenziose, 
un'ultima carrozza 
cigolando se ne va. 
L'Uomo in frack

Lucio Dalla
Caro amico, ti scrivo, 
così mi distraggo un po'.
E siccome sei molto lontano, 
più forte ti scriverò. 
Da quando sei partito c'è una grossa novità, l'anno vecchio è finito, ormai, 
ma qualcosa ancora qui non va. 
L'anno che verrà

Fabrizio De André
Ama e ridi se amor rispondi
Piangi forte se non ti sente
Dai diamanti non nasce niente 
dal letame nascono i fior
Via del campo

Antonello Venditti
Quanto sei bella Roma quand'è sera, quando la luna se specchia 
dentro er fontanone. 
E le coppiette se ne vanno via
Quanto sei bella Roma quando piove.
Roma capoccia

Vasco Rossi
Respiri piano per non far rumore
Ti addormenti di sera e ti risvegli col sole
Sei chiara come un'alba
Sei fresca come l'aria
Alba chiara

martedì 7 maggio 2024

Un battito di speranza

Un battito di speranza
In ogni piccolo risvolto della vita, 
celato agli occhi ed al sentire, 
si annida un battito di speranza, 
che chiama il futuro, 
cercando di plasmarlo. 
Aggiunge penne alle tue ali
dando forza al creare, 
colorando i tuoi sogni, 
tracciando i sentieri.
È la tua firma,
il tuo spartito,
il tuo divinere;
è la linfa vitale
che ti spinge, 
là, 
dove il domani 
sorgerà.

03/2024

sabato 4 maggio 2024

Viaggio in paradiso di Mark Twain

Dalla penna ironica del padre di Tom Sawyer e di Huckleberry Finn l'ultimo romanzo scritto prima di morire. 
Le avventure del capitano Stormifield, 
che, dopo morto, va alla ricerca
del "suo" paradiso. 


Verruca

Rallentai e mi avvicinai ad un cancello, unendomi ad uno sciame di altre persone.
Quando fu il mio turno, il primo segretario fece in tono sbrigativo:
«Presto! Di dove siete?» 
«Di San Francisco» , rispondo. 
«San Fran... Che cosa?» 
«San Francisco», ripeto. 
Si grattó la testa con un'espressione perplessa e chiese:
«È un pianeta?» 
«Pianeta?» rispondo. «È una città. E per giunta una delle più grandi e più belle e...» 
« Basta, basta!» dice. «Qui non c'è tempo per fare conversazione. Noi qui non ci occupiamo di città. Da dove provenite in senso generale?» . 
«Oh, scusatemi. Vengo dalla California». 
Rifletté un attimo, imbarazzato, poi disse in tono secco e irritato:
«Non conosco nessun pianeta con questo nome. È forse una costellazione?» 
«Santo cielo!» rispondo. «Non è una costellazione, ma uno Stato». 
«Qui non facciamo una questioni di stati, giovanotto. Volete dirmi, insomma, di dove siete in senso generale, all'ingrosso, capite? » 
«Oh, finalmente capisco. Vengo dall'America, dagli Stati Uniti d'America».
Niente, niente ancora: possa morire se mi aveva capito. Mostrava una faccia assente e scombussolata, come un bersaglio dopo una gara di tiro a segno. Volgendosi ad un impiegato in sottordine chiese:
«Dov'è l'america? Che cos'è l'America?» 
«Non esiste un mondo di questo nome» rispose prontamente l'impiegato. 
«Mondo? » faccio io. «Ma che cosa andate dicendo, giovanotto? Non è un mondo: è un paese, un continente. L'ha scoperto Colombo. Penso che Colombo, almeno, lo abbiate sentito nominare.  L'America, signore: l'America». 
«Silenzio!» fece il primo segretario «Per l'ultima volta da dove venite?» 
«Ebbene, non so dirvi di più per non complicare le cose: vengo dal mondo». 
«Ah, finalmente!» rispose e il viso si rasserenó un poco. «È già qualcosa. Ma da quale mondo». 
Adesso ero io che non capivo. Ci guardammo negli occhi, io imbarazzato, lui irritato. 
«Avanti! Avanti! Da quale mondo?» proruppe. 
«Dal "mondo", naturalmente» rispondo io tranquillamente. 
«Il mondo! Ma ce ne sono bilioni di mondi.» 
«Caro signore», risposi piuttosto umiliato, « ho l'impressione di non saper dire da che mondo provengo. Ma forse potrete fare e un'idea se vi dirò che si tratta del mondo salvato dal Redentore». 
All'udire quel nome, il capo segretario chinó il capo e rispose con gentilezza:
«I mondi che Egli ha salvato sono come i cancelli del cielo: infiniti. A quale sistema astronomico appartiene il vostro mondo? Forse questo ci può aiutare». 
«Il sistema di cui fanno parte il Sole, la Luna, Marte, Nettuno, Urano e Giove». 
Ma ad ogni nome che pronunciavo, l'altro scuoteva la testa. Non li aveva mai sentiti nominare. 
«Aspettate! Aspettate un momento!» esclamó poi. «Giove... mi sembra che ottocento o novecento anni fa sia capitato qui un tizio proveniente da quel mondo. Vi faccio notare, peró, che le persone che appartengono a quel sistema varcano molto raramente questo cancello». 
Si volse ad un impiegato e poi gli disse:
«Sapete o non sapete a che sistema appartiene Giove?» 
«Non ricordo, signore, ma credo che sia un pianeta di uno di quei nuovi piccoli sistemi confinati in un angolo dell'universo. Vado subito a vedere».
Prese un pallone e cominciò a innalzarsi lungo una carta grande come Rhode Island. Presto scomparve Dalla nostra vista, ma ogni tanto ridiscendeva per prendere qualcosa da mangiare e poi ripartiva. Insomma, questa faccenda durò un paio di giorni. Alla fine l'impiegato discese dicendo che credeva di aver individuato il mio sistema solare, sempreché non si trattasse di macchioline lasciate dalle mosche. 
Si muní di un microscopio e si innalzó un'altra volta. L'impiegato tornó e mi invitò a descrivere il nostro pianeta e a precisare quanto distava dal Sole: quindi, rivolto al segretario capo, disse:
«Ho capito a quale mondo allude. È segnato sulla carta con il nome di Verruca»...