Dalla penna ironica del padre di Tom Sawyer e di Huckleberry Finn l'ultimo romanzo scritto prima di morire.
Le avventure del capitano Stormifield,
che, dopo morto, va alla ricerca
del "suo" paradiso.
Quando fu il mio turno, il primo segretario fece in tono sbrigativo:
«Presto! Di dove siete?»
«Di San Francisco» , rispondo.
«San Fran... Che cosa?»
«San Francisco», ripeto.
Si grattó la testa con un'espressione perplessa e chiese:
«È un pianeta?»
«Pianeta?» rispondo. «È una città. E per giunta una delle più grandi e più belle e...»
« Basta, basta!» dice. «Qui non c'è tempo per fare conversazione. Noi qui non ci occupiamo di città. Da dove provenite in senso generale?» .
«Oh, scusatemi. Vengo dalla California».
Rifletté un attimo, imbarazzato, poi disse in tono secco e irritato:
«Non conosco nessun pianeta con questo nome. È forse una costellazione?»
«Santo cielo!» rispondo. «Non è una costellazione, ma uno Stato».
«Qui non facciamo una questioni di stati, giovanotto. Volete dirmi, insomma, di dove siete in senso generale, all'ingrosso, capite? »
«Oh, finalmente capisco. Vengo dall'America, dagli Stati Uniti d'America».
Niente, niente ancora: possa morire se mi aveva capito. Mostrava una faccia assente e scombussolata, come un bersaglio dopo una gara di tiro a segno. Volgendosi ad un impiegato in sottordine chiese:
«Dov'è l'america? Che cos'è l'America?»
«Non esiste un mondo di questo nome» rispose prontamente l'impiegato.
«Mondo? » faccio io. «Ma che cosa andate dicendo, giovanotto? Non è un mondo: è un paese, un continente. L'ha scoperto Colombo. Penso che Colombo, almeno, lo abbiate sentito nominare. L'America, signore: l'America».
«Silenzio!» fece il primo segretario «Per l'ultima volta da dove venite?»
«Ebbene, non so dirvi di più per non complicare le cose: vengo dal mondo».
«Ah, finalmente!» rispose e il viso si rasserenó un poco. «È già qualcosa. Ma da quale mondo».
Adesso ero io che non capivo. Ci guardammo negli occhi, io imbarazzato, lui irritato.
«Avanti! Avanti! Da quale mondo?» proruppe.
«Dal "mondo", naturalmente» rispondo io tranquillamente.
«Il mondo! Ma ce ne sono bilioni di mondi.»
«Caro signore», risposi piuttosto umiliato, « ho l'impressione di non saper dire da che mondo provengo. Ma forse potrete fare e un'idea se vi dirò che si tratta del mondo salvato dal Redentore».
All'udire quel nome, il capo segretario chinó il capo e rispose con gentilezza:
«I mondi che Egli ha salvato sono come i cancelli del cielo: infiniti. A quale sistema astronomico appartiene il vostro mondo? Forse questo ci può aiutare».
«Il sistema di cui fanno parte il Sole, la Luna, Marte, Nettuno, Urano e Giove».
Ma ad ogni nome che pronunciavo, l'altro scuoteva la testa. Non li aveva mai sentiti nominare.
«Aspettate! Aspettate un momento!» esclamó poi. «Giove... mi sembra che ottocento o novecento anni fa sia capitato qui un tizio proveniente da quel mondo. Vi faccio notare, peró, che le persone che appartengono a quel sistema varcano molto raramente questo cancello».
Si volse ad un impiegato e poi gli disse:
«Sapete o non sapete a che sistema appartiene Giove?»
«Non ricordo, signore, ma credo che sia un pianeta di uno di quei nuovi piccoli sistemi confinati in un angolo dell'universo. Vado subito a vedere».
Prese un pallone e cominciò a innalzarsi lungo una carta grande come Rhode Island. Presto scomparve Dalla nostra vista, ma ogni tanto ridiscendeva per prendere qualcosa da mangiare e poi ripartiva. Insomma, questa faccenda durò un paio di giorni. Alla fine l'impiegato discese dicendo che credeva di aver individuato il mio sistema solare, sempreché non si trattasse di macchioline lasciate dalle mosche.
Si muní di un microscopio e si innalzó un'altra volta. L'impiegato tornó e mi invitò a descrivere il nostro pianeta e a precisare quanto distava dal Sole: quindi, rivolto al segretario capo, disse:
«Ho capito a quale mondo allude. È segnato sulla carta con il nome di Verruca»...
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