"Lo chiamavano Chemako, colui che non ricorda, e gli anziani lo tenevano in gran conto, perché, dicevano, il suo cuore batteva vicino al grande spirito."
Nella lunga strada delle mie letture, ogni tanto, mi capita di rileggere quelli che ritengo dei capisaldi del mio immaginario.
Ken Parker è uno di questi.
Dal 1977 quando uscì il primo numero
"Lungo Fucile", scritto da Giancarlo Berardi e disegnato da Ivo Milazzo, ho seguito i suoi passi ovunque è andato; dall'inizio con la Cepim (che divento successivamente la Sergio Bonelli Editore) a le riviste Orient Express e Comic Art per poi andare alla Ken Parker Edizioni fondata dai suoi autori, di nuovo alla Bonelli e infine con l'ultima storia edita da Mondadori.
Che viaggio. Interrotto per una ventina d'anni in attesa che i suoi creautori decidessero di farlo uscire di prigione sperando in qualche trovata che facesse continuare le sue gesta.
Ma l'ultima avventura non fu quella che molti speravano di leggere e Berardi e Milazzo, come fecero in tantissime storie di Ken, sorpresero di nuovo lasciando l'amaro in bocca a tanti appassionati, me compreso.
Chemako mi ha accompagnato dalla giovinezza all'età adulta ed è stato come un caro amico che viaggia insieme a te.
Storie come Chemako, La ballata di Pat O'Shane, Diritto e Rovescio, Lilly e il cacciatore, Casa dolce casa, Adah, Boston, Sciopero, Respiro e sogno e tante altre sono entrate nella storia del fumetto a pieno merito.
I personaggi di contorno hanno assunto nelle storie un valore assoluto diventando in molti casi protagonisti, da Dash a Belle e Theba a Pat e Adah, il cane Lily e molti altri.
E quanti esperimenti grafici e stilistici in quelle pagine.
Ken Parker è stato uno dei tanti "maestri" che ho incontrato vagabondando fra i libri, uno fra i più importanti e amati.
So Long Chemako.
Per chi volesse saperne di più c'è il sito Chemako con l'analisi episodio per eposodio