Che anni terribili questi. Emergenza climatica, pandemia, guerre, dittature sanguinarie, stragi di migranti, carestia, sfruttamento dell'uomo sull'uomo e chi più ne ha più ne metta.
Manca solo l'arrivo degli alieni cattivi ed abbiamo fatto bingo.
Il buon senso ci dovrebbe far capire che questo pianeta è la nostra unica casa e curare lui e tutti i suoi abitanti è soprattutto nel nostro interesse.
Ma l'uomo ha in sé sia il germe della distruzione che quello della creazione.
Quale prevarrà?
Isaac Asimov, maestro indiscusso della fantascienza, aveva capito già diversi anni fa quale uomo aveva di fronte.
Ecco un suo breve racconto del 1958
che spiega in modo chiaro il suo pensiero
Naron, dell'antichissima razza di Rigel, era il quarto della sua stirpe che teneva i registri galattici. Aveva un libro grande, con l'elenco delle innumerevoli razze di tutte le galassie che avevano sviluppato una forma d'intelligenza, e quello, notevolmente più piccolo, nel quale erano registrate tutte le razze che, raggiungendo la maturità, venivano giudicate adatte a far parte della Federazione Galattica. Nel registro grande erano stati cancellati molti nomi: erano quelli di popoli che, per una ragione o per l'altra, erano scomparsi. Sfortuna, difetti biochimici o biofisici, squilibri sociali avevano preteso il loro pedaggio. In compenso, nessuna annotazione era mai stata cancellata dal libro piccolo. Naron, grande e incredibilmente vecchio, guardò il messaggero che si stava avvicinando. "Naron!" disse il messaggero. "Immenso e Unico!" "Va bene, va bene, cosa c'è? Lascia perdere il cerimoniale." "Un altro insieme di organismi ha raggiunto la maturità." "Benone! Benone! Vengono su svelti, adesso. Non passa un anno senza che ne salti fuori uno nuovo. Chi sono?" Il messaggero diede il numero di codice della galassia e le coordinate del pianeta al suo interno. "Uhm, sì" disse Naron, "conosco quel mondo." E con la sua fluente scrittura prese nota sul primo libro, poi trasferì il nome sul secondo, servendosi, come di consueto, del nome con cui quel pianeta era conosciuto dalla maggior parte dei suoi abitanti. Scrisse: "Terra" "Queste nuove creature" disse poi, "detengono un bel primato. Nessun altro organismo è passato dalla semplice intelligenza alla maturità in un tempo tanto breve. Spero che non ci siano errori." "Nessun errore, signore" disse il messaggero. "Hanno scoperto l'energia termonucleare, no?" "Certamente, signore." "Benissimo, questo è il criterio di scelta.". Naron ridacchiò soddisfatto: "E molto presto le loro navi entreranno in contatto con la Federazione."
Per ora, Immenso e Unico" disse con una certa riluttanza il messaggero, "gli osservatori riferiscono che non hanno ancora tentato le vie dello spazio." Naron era stupefatto. "Proprio per niente? Non hanno nemmeno una stazione spaziale?" "Non ancora, signore." "Ma se hanno scoperto l'energia atomica, dove eseguono le loro prove, le esplosioni sperimentali?" "Sul loro pianeta, signore." Naron si drizzò in tutti i suoi sei metri di altezza e tuonò: "Sul loro pianeta?" "Sì, signore." Lentamente Naron prese la penna e tracciò una linea sull'ultima aggiunta del libro piccolo. Era un atto senza precedenti, ma Naron era molto, molto saggio e poteva vedere l'inevitabile meglio di chiunque nelle galassie.
"Razza di deficienti!" borbottò.
Isaac Asimov, Silly Asses, in Future Science Fiction, febbraio 1958.
Isaac Asimov, Razza di deficienti! in: Testi e note n. 2 (Buy Jupiter, 1975), traduzione di Beata Della Frattina, Urania n. 699, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 20 giugno 1976.
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