Zavorre
Mostri,
s'annidano
nei graffi dell'anima
e ti parlano.
Ridono di te
e arroventano
la strada,
hanno il potere
di fermarti,
di umiliarti.
Là,
dove il buio comanda,
ritorni bambino,
quando,
sotto le lenzuola,
agognavi luce.
Povero,
piccolo,
spaventato,
guerriero,
sei tu
che coltivi l'orto
da dove i mostri
germogliano,
sono la zattera
dove ti aggrappi
quando non vuoi
imparare
a nuotare.
Mostri,
che si dissetano
lungo il fiume
dei tuoi ricordi
più strazianti,
che sussurrano
parole d'odio
al tuo orecchio assetato,
che solleticano le tue cicatrici
e le risvegliano.
Mostri inzuppati
di rabbia e rancore,
figli dell'ignoranza
e delle chimere.
Mostri
con le sembianze
di amici traditori,
con le voci dolenti
delle ingiuste morti,
con in un pugno
gli errori degl'imberbi anni.
Mostri
che si cibano
delle tue superficialità,
delle tue vigliaccherie
o delle tue granitiche certezze.
Mostri da lenire,
da disinnescare,
da riconoscere.
Perchè la luce che agogni,
quando infine arriva,
porta con sé
il disvelamento,
e comprendi
che ciò che è stato
non può essere cambiato,
e che il passato
e i suoi mostri
sono fatti
della stessa,
evanescente
essenza
dei sogni.
La libertà
è volare
senza zavorre.
09/24
Nessun commento:
Posta un commento