martedì 31 dicembre 2024

Diversi Versi Vagabondi

Versi
Diversi versi 
vomitati e assolti, 
versi avversi
sotterrati, 
persi, 
versi amati, 
ritrovati, 
versi strappati, 
scivolati, 
lasciati andare
e poi ripresi, 
versi silenti, 
versi urlanti, 
disperati. 
Versi d'amore,
versi d'onore, 
versi d'errore, 
versi d'orrore!
Versi
se, 
ma, 
però, 
ah! 
Ahi! 
Eppur,
da questi versi 
m'abbevero, 
m'inebrio
e, 
sia che m'infiammino, 
mi feriscano, 
o nel danzar
mi stupiscano, 
io, 
al fin della licenza, 
con fare disinvolto, 
me ne faccio dono
e a lor m'inchino.

Girogirotondo
Se,
smettendo 
di fare
il girotondo
intorno
al tuo
ombelico, 
guarderai
fuori, 
ciò 
che 
I tuoi occhi
vedranno
è
la 
vita.

Nel profondo
Prigioniero, 
nel profondo, 
c'è 
sempre
qualcuno
che urla
per essere
libero. 

M'avvito
Per lustri
perlustri, 
t'angusti
e non gusti. 
Nel nulla 
m'annullo
e la vita
s'avvita.

Polvere
Specchio, 
specchio delle mie brame,
dimmi la verità. 
Chi sono?
Il figlio devoto 
o quello egoista? 
Il bravo disegnatore 
o di scarabocchi il creatore? 
Il marito innamorato
o quello rancoroso? 
Il rivoluzionario scanzonato
o il nostalgico passatista ? 
I'immobile pavido 
o l'incosciente coraggioso? 
Il padre amorevole e aperto 
o quello amorevole ma pauroso? 
Il temporeggiatore
o il precipitoso? 
Il costruttore
o il distruttore? 
Il servo
o l'uomo libero? 
Il pensatore silenzioso
o l'affabulatore pretenzioso?
Vedi un nessuno od un qualcuno
dentro questa tua cornice? 
Specchio, 
specchio delle mie brame, 
dimmi la verità

"Bazzeccole, 
quisquilie, 
pinzillacchere! 
Vedo solo polvere."


Il collezionista 
Ho aperto il baule
e, lentamente, 
con estrema delicatezza, 
ho tirato fuori:
le ali posticce di Icaro
con le piume rimaste
dopo la caduta,
il tizzone, col fuoco ormai spento, 
rubato da Prometeo agli dei, 
una trave del cavallo di legno
ideato da Ulisse per ingannare i troiani, 
una delle liane di Tarzan 
con cui si lanciava da un ramo all'altro, 
uno dei cavi elettrici con cui Frankenstein diede vita al suo mostro, 
un'ampolla con l'acqua del fiume Eldorado
cercato invano dai Conquistadores, 
un brandello di stoffa del sacco
usato da Edmon Dantes per fuggire,
i rimasugli della ragnatela dell'uomo ragno trovata sui muri di Manhattan,
la spada che Artù brandiva
mentre giostrava con Lancillotto
la bacchetta che Harry impugnava
nella lotta con Voldemort,
una scheggia della cornice
del magico quadro di Dorian Grey, 
Il sasso con cui Davide colpì Golia, 
la punta dell'arpione di Achab
spezzata mentre inseguiva Moby Dick
il lungo fucile di Ken Parker 
rinvenuto sulle strade del Montana, 
Il ghiaccio che Melquiades
portò a Macondo, 
la pipa di Sherlock Holmes 
dal suo studio a Baker Street
e il primo cent di Zio Paperone
nella sua teca di cristallo.

Sono un collezionista di sogni
e di svolazzi di fantasia.

2024

lunedì 23 dicembre 2024

Nella terra di mezzo




Nella terra di mezzo
Nudo, 
senza fronzoli, 
orpelli. 
Mi vedo, 
in questa galera di vetro,
mentre da anni cammino
in un luogo straniero, 
dove non posso
esser capito. 
Dov'è finito
il ribelle, 
il santo armato
di idee e dignità? 
Il corpo nudo
non nasconde nulla, 
ti vedi nella tua mediocrità 
e sorridi dei finti vestiti
che hai indossato. 
Quante menzogne
al tuo io assetato, 
quante giravolte
per non essere stanato.
Chi sei? 
Un uomo del peccato
o un peccato d'uomo? 
Un fasullo eroe
o un vigliacco conclamato? 
Per troppo tempo
rintanato, 
di false parole si riempie la mia bocca, 
di false poesie si riempie il mio cuore. 
Un viaggiatore nella terra di mezzo, 
indeciso sulla strada del leone
o su quella dell'agnello, 
sapendo che sia l'una che l'altra
sono parte di te. 
E quando, 
per ogni ferita inflitta da chi ami, 
il passo si fa incerto, 
nudo, 
sai, 
che il tempo non risana, 
e ancora senti 
della tua anima
l'urlo lacerante. 
09/24

venerdì 20 dicembre 2024

ricordi di bambino: il palazzo abbandonato, il tunnel e le case ormai scomparse.


Come scritto in un post precedente ci eravamo trasferiti al travertino, una zona di Roma, in una via chiusa dove vivevamo come se fossimo in un piccolo paesino.
Erano gli anni 60 e io avevo 6 anni. 
Vivevamo in un terreno dei miei nonni dove c'erano tante case abitate per lo più da parenti e noi vivevamo in una piccola casetta  non troppo distante da un palazzo di 2 piani in cui il pianterreno era completamente abbandonato.
Per noi bambini era un luogo del mistero che ci faceva un po' paura, c'era un arco all'ingresso senza portone e ci sfidavamo tra di noi per chi fosse più coraggioso nell'entrare e arrivare il più dentro possibile. I nostri genitori ci sgridavano perché non volevano che entrassimo lì perché tra il buio, le cose ammassate e abbandonate e gli eventuali topi, il rischio di farsi male era elevato.
Ricordo il buio in fondo a quel corridoio e si intravedeva sulla sinistra una stanza che si collegava ad altre stanze ancora. 

Si narrava che ad un certo punto si poteva entrare in un tunnel sotterraneo che avrebbe portato fino al parco della Caffarella, distante da lì almeno un chilometro e che era stato usato dai partigiani per sfuggire o  per colpire i tedeschi. Eravamo troppo piccoli per verificare se questo era vero.
Andai via dal Travertino quando avevo 10 anni e ovviamente ci tornai verso i 20 per andare a vedere se questo passaggio esisteva davvero. 
Con un amico, e con una torcia, entrammo nel palazzo e facendo attenzione ci dirigemmo verso la prima stanza a sinistra, c'era un'altra stanza e disordine ovunque, un'altra stanza ancora sempre con roba accatastata ovunque e infine trovammo il famoso ingresso per il tunnel. Era fatto di mattoni, il pavimento era di terra e in altezza arrivava poco sopra le nostre teste mentre in larghezza era almeno due metri, c'incamminammo per altri cinquanta metri e poi il tunnel deviava sulla destra. Sembrava di stare in un altro mondo per il silenzio e per come era costruito perfettamente.
La luce della torcia illuminava il paesaggio e noi camminavamo spediti e curiosi di vedere se arrivava veramente alla Caffarella... ma purtroppo ad un certo punto ci trovammo davanti solo terra che aveva invaso il tunnel e bloccava la strada, per cui non potemmo far altro che tornare sui nostri passi.
Peró almeno avevo scoperto che il tunnel esisteva. 

Purtroppo ora non c'è più nulla. La via dove vivevo da bambino è stata espropriata dal comune di Roma per i lavori di costruzione della metropolitana 
e la casetta dove vivevamo, il palazzetto abbandonato, tutte le case compresa quella di mia nonna sono state coperte da tonnellate di terra per ripianare la strada e tutto è ormai scomparso. 
Troppa terra sui miei ricordi, un vero peccato. 
C'era un orto in fondo alla strada, un albero di fichi gigantesco, la casa di mia nonna che era la più grande di tutti, là mia madre e mio padre avevano vissuto appena sposati per qualche anno, adattandosi a stare all'ingresso mentre i nonni paterni abitavano nel resto della casa. 
Ricordo che mi faceva un po' timore ad entrare nell'ultima stanza, la camera da letto dei miei nonni, perché sul comó c'era 
una teca che conteneva la statua di San Sebastiano trafitto dalle frecce dalle cui ferite c'era il sangue che sgorgava. 
Per me bambino sembrava sangue vero e vederlo mi dava disagio. 
C'era un fontanone di fronte alla casetta dove noi abitavamo dove si prendeva l'acqua da bere e dove si lavavano i panni a mano, là su un lungo gradino di marmo all'ingresso era impressa un impronta di un zoccolo di cavallo che, ci raccantavano, fosse sfuggito a dei zingari che si erano accampati  vicino a dove vivevamo e che imbizzarrito avevo colpito con forza quel gradino per poi scappare.
Subito accanto il bagno alla turca dove chi non aveva il bagno in casa poteva andare per espletare i propri bisogni, me lo ricordo come un incubo. 
Ma soprattutto c'era un grande spiazzo dove noi bambini giocavamo spensierati. 
Erano tempi felici in un posto che ormai è scomparso. 
Purtroppo succede. 
Era una via con una lunga storia, un terreno posseduto dalla famiglia di mia nonna da chissà quanto, dove era nato mio padre e i suoi fratelli, dove avevano vissuto i miei nonni fino alla loro fine 
e dove io ho vissuto parte della mia infanzia. 
Tutto scomparso sotto tonnellate di terra. 
C'est la vie. 

martedì 17 dicembre 2024

l'unico, inimitabile Sherlock Holmes

Anche i Gialli fanno parte del mio bagaglio letterario e se si parla di Gialli non si può non parlare di Sherlock Holmes uno dei capostipiti dell'investigatore privato. 
Sherlock, Watson, il professor Moriarty, Mycroft, l'ispettore Lestrade, il 221 B di Baker Street e la Londra di fine ottocento creati dalla mente di Sir Arthur Conan Doyle. 
Che altro si può volere? 

Da Uno studio in rosso
Il primo incontro tra Sherlock e Watson

Nella stanza c'era un unico studente, chino su un tavolo lontano, assorto nel suo lavoro. Al suono dei nostri passi si guardò intorno e saltò in piedi con un grido di gioia. «L'ho trovato! L'ho trovato!», urlò al mio amico, precipitando verso di noi con una provetta in mano. «Ho trovato un reagente che precipita esclusivamente con l'emoglobina.» Se avesse scoperto una miniera d'oro non avrebbe potuto apparire più felice e radioso. 
«Il dottor Watson, il signor Sherlock Holmes» ci presentò Stamford. 
«Molto lieto», disse cordialmente, stringendomi la mano con una forza di cui non gli avrei dato credito. 
«Vedo che è stato in Afghanistan.» 
«Come diavolo fa a saperlo?», gli chiesi sbalordito. 
«Non importa» rispose ridacchiando fra se e se...


Da Il Segno dei quattro
Incipit
Sherlock Holmes prese il suo flacone dall'angolo della mensola del caminetto e la sua siringa ipodermica da un elegante astuccio di marocchino. Con le dita lunghe e nervose infiló l'ago sottile e arrotolo la manica sinistra della camicia. 
Per un po' osservò pensoso l'avambraccio muscoloso e il polso, costellata di innumerevoli segni di punture. 
Alla fine, infilò con gesto deciso la siringa, permette il pistone e si abbandonò nella poltrona di velluto con un lungo sospiro di soddisfazione. 
Da mesi ormai, tre volte al giorno assistevo a quella scena ma ancora non riuscivo ad abituarmi. Anzi, ogni giorno che passava mi irritava sempre più... 
... sentii all'improvviso di non potermi trattenere oltre. 
«Cos'è oggi» gli chiesi «morfina o cocaina?» 
Alzò languidamente lo sguardo dal vecchio volume in caratteri gotici che aveva aperto. 
«Cocaina» rispose «soluzione al 7 per cento. Vuole provarla?»... 

venerdì 13 dicembre 2024

Cigola

Cigola
E la ruota cigola,
traballa, 
zoppicando
va avanti. 
La strada è in salita, 
sempre più dura, 
erta, 
faticosa. 
Ogni piccolo giro
vale oro, 
ogni ruga sa di vittoria, 
perchè tu sai, 
che su questo sentiero
potevi non esserci più, 
per errore,
perché ti eri perso, 
perché avevi deviato, 
perché, stanco, 
avevi abbandonato, 
o perché il caso
così aveva deciso. 
Ma anche se sei
un vecchio guerriero 
con le unghie spuntate, 
la ruota si muove, 
lentamente, 
cigolando.
09/24

domenica 8 dicembre 2024

Parole di Scrittori

Ernest Hemingway
Bevo per rendere gli altri interessanti. 

Oscar Wilde
Alcuni portano felicità ovunque vadano, 
altri quando se ne vanno.

Lev Tolstoj
Se senti dolore sei vivo. Se senti il dolore per gli altri, sei un essere umano.

Ennio Flaiano
Ci deve essere qualcuno che continua a spostare il senso del ridicolo.

Pier Paolo Pasolini
Ti insegneranno a non splendere.
E tu splendi, invece.


Antonio Gramsci
Il vecchio mondo sta morendo. 
Quello nuovo tarda a comparire. 
E in questo chiaroscuro nascono i mostri. 

Haruki Murakami
Quando la tempesta sarà finita, non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c'è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato.


Umberto Eco 
Ci vuole sempre qualcuno da odiare per sentirsi giustificati nella propria miseria. 

martedì 3 dicembre 2024

Fili e briciole

Fili d'erba
Fili d'erba strappati, 
e lanciati via, 
lontano. 
Volano e poi, 
cadono giù,
lentamente. 
Ogni filo
ha un senso, 
ogni caduta
ha valore.
È il tappeto
della mia esistenza, 
è lo scandire del tempo, 
è del divenire l'ineluttabilità.
In ogni piccolo 
filo d'erba
che cade, 
in ogni sua evoluzione, 
io sono li. 
08/24



Briciole di pane
Storie senza tempo,
tempi senza storie. 
Parole infuocate
che muovono il mondo
e lunghi silenzi 
che lo impolverano.
Siamo ricolmi
di accellerazioni
e frenate, 
figli di ció che siamo,
prigionieri di quello che vorremmo, 
affabulatori e solitari 
dentro un labirinto
aggrovigliato. 
E in questa baraonda 
di incroci, 
svincoli, 
deviazioni, 
interruzioni, 
curve, 
girotondi, 
fossi, 
salite, 
discese, 
soste 
e cammini, 
dove sono le briciole di pane
che indicano la strada? 
08/24


Un filo sottile
Succede, 
a volte, 
che riesci a vedere
quel filo sottile
che ti lega, 
salvandoti
dall'abisso. 
Ti accorgi
della sua trasparenza, 
ti stupisci dei suoi limiti,
tremi per la sua consistenza. 
Per ogni piccolo palpito
di verità 
Il filo traballa,
per ogni volta
che ti senti
l'ultima ruota del carro
il filo sembra
sul punto di spezzarsi. 
Quant'è fragile questo piccolo filo. 
Quanto sei fragile tu
e le tue assurde certezze. 
Quando il nano si vede gigante
nulla è garantito. 
Sulla strada del divenire
arriva sempre 
il momento
in cui la nebbia si dirada
e ti vedi. 
E se ciò che vedi
è il vuoto
il filo si spezza
e l'abisso chiama. 
Ma se ciò che vedi
è la speranza
l'abisso tace
e il filo, 
di vita, 
si colora
08/24