Dai 5 agli 11 anni circa vivevo a Roma vicino al Quadraro, più precisamente al Travertino, in una strada isolata che la rendeva un paesello dove tutti ci conoscevamo; li, in una terra che era della famiglia di mia nonna (poi espropriata dal comune, ma questa è un altra storia), sono cresciuto con i miei fratelli e con i miei cugini e ricordo i giochi che facevamo per strada, alcuni dei quali ormai persi nel passato.
Il gioco della Nizza (o in italiano lippa) che consisteva nel prendere un manico di scopa o qualsiasi bastone di legno e tagliarne una parte di una decina di centimetri aguzzandone le estremità, mentre la parte restante, almeno una quarantina di centimetri, si usava come mazza. Con la parte più lunga (la mazza) si colpiva una delle due punte della Nizza, appoggiata a terra, per farla saltare e una volta a mezz'aria si cercava di colpirla, vinceva chi riusciva a farla andare il più lontano possibile.
Palla prigioniera: si formavano 2 squadre di pari giocatori, il campo da gioco si divideva da una riga in due parte uguali. Nella zona dietro ad ogni metà campo si creava un'altra zona che diveniva la prigione.
Obiettivo di ogni squadra era colpire con la palla ogni avversario per renderlo prigioniero, il giocatore colpito veniva catturato e portato nella prigione del proprio campo. Poteva essere liberato solamente se i giocatori della propria squadra riuscivano a lanciargli il pallone durante il loro turno e lui riusciva a prenderlo. Se un giocatore avversario riusciva a prendere al volo la palla il lanciatore veniva catturato. Il gioco finiva quando tutti i giocatori di una squadra venivano catturati.
Acchiapparella (Mondo, Pizzico trentuno)
Corrersi appresso per poi prendersi questa è Acchiapparella, nella versione Mondo si facevano un cerchio di gesso per ogni giocatore tranne per uno che diventava colui che doveva acchiappare, ogni cerchio era la base in cui il giocatore che scappava poteva rifugiarsi e salvarsi dalla cattura, se uno dei giocatori fuori dal proprio mondo veniva toccato il "toccato re" ne prendeva il posto. Le regole di Pizzico trentuno invece consistevano nel toccarsi uno con l'altro contando, chi prendeva il 31 era eliminato, per cui si cominciava a scappare verso il 28/29 per non farsi prendere. Ci si poteva rifugiare su ogni cosa che era in alto da terra, uno scalino, un masso ecc. e li non si poteva essere toccati.
I Quattro cantoni
Si giocava ai quattro cantoni avendo 4 punti equidistanti diversi metri fra loro (alberi se c'erano, angoli di strada ecc.) in cui si posizionavano 4 giocatori, al centro di questo ipotetico quadrato si trovava un quinto giocatore. I 4 giocatori dovevano scambiarsi di posto correndo mentre il 5 giocatore doveva cercare di arrivare nel cantone che si liberava prima che un bambino l'occupasse. Ovviamente se ci riusciva chi rimaneva senza posto andava al centro e si continuava.
La conta per scegliere a chi toccava essere colui che cercava, o chi inseguiva gli altri o chi era al centro del gioco, era o facendo ognuno un numero con una mano e poi tirando la somma iniziando a contare dal più piccolo d'età oppure con qualche filastrocca.
Vengo da Gerusalemme senza ride e senza piagne
Si creavano due file di bambini che formavano un corridoio. All'inizio del corridoio un bambino, scelto con la conta, iniziava a camminare. Gli altri, mentre lui ripeteva continuamente "io vengo da Gerusalemme senza ride e senza piagne", dovevano cercare di farlo ridere facendo smorfie divertenti o qualsiasi altra cosa, se ci riuscivano il bambino ricominciava da capo. Se arrivava alla fine del corridoio senza ridere era salvo e toccava ad un altro.
E poi tanti altri che probabilmente venivano da lontano e in qualche modo sono arrivati anche ai bambini di oggi che ci giocano ancora:
Giochi con i tappi o con le biglie o con le figurine, Campana, Mosca cieca, Tiro alla fune, Nascondino, Ruba bandiera, Schiaffo del soldato, Unduetrestella.