lunedì 22 dicembre 2025

Piccole Perle

Da Per chi suona la campana
di Ernest Hemingway 
traduzione di Maria Napolitano Martone

 
 
Ci fu poi per Maria l'odore dell'erica schiacciata e la ruvidezza degli steli piegati sotto la sua testa e il sole brillò sugli occhi chiusi. Per tutta la sua vita egli non potrà dimenticare la curva di quel collo, e la testa rovesciata tra le radici dell'erica, e le labbra che si muovono appena, e le ciglia palpitanti sugli occhi chiusi per scacciare il sole, ed ogni cosa; per Maria tutto era rosso e arancione e d'oro per il sole sugli occhi chiusi, e tutto aveva il colore; tutto, il riempirsi, il possedere, il dare, tutto aveva quel colore stesso, in una cecità che era di quel colore. Per lui era una via oscura che non portava in nessun posto, e ancora in nessun posto, di nuovo in nessun posto, di nuovo ancora in nessun posto e sempre eternamente in nessun posto, coi gomiti duramente affondati nella terra, nel buio, senza fine verso nessun posto, sempre e continuamente sospeso verso l'ignoto nessun posto, ma per rinascere di nuovo e sempre in nessun posto, insopportabilmente ora, su, su, su e in nessun posto, e poi bruscamente, roventemente, tutto il "Nessun posto" svanito e il tempo assolutamente fermo e loro due lì, il tempo essendosi fermato; ed egli sentì la terra mancare sotto di sé e sprofondarsi.
Poi fu steso sul fianco, la testa affondata nell'erica; odoravano i fiori, le radici, la terra, e il sole brillava su tutto e qualcosa gli grattava le spalle nude e i fianchi, e la ragazza gli giaceva davanti con gli occhi sempre chiusi e a un tratto li aprì e gli sorrise ed egli disse con enorme stanchezza e in tono molto distante ma cordiale:«Ciao, coniglietto».
E lei sorrise e disse in tono nient'affatto distante: «Ciao,mio Inglés». 



mercoledì 17 dicembre 2025

L'esplosione


L'esplosione
Ho sentito un rumore in me, 
come un esplosione. 
Sento le sue onde che arrivano ovunque
scuotendo fondamenta già erose.
Che magnifica esplosione! 
Spazza via questo lento tran tran, 
rimette in movimento 
questo motore ingolfato, 
pieno di grandi parole
e grandi bugie. 
È l'esplosione che sveglia il tuo cuore, 
che non dà tregua, 
che ti dice vai, 
non c'è più tempo,
l'ora sta arrivando. 
E tu non ne hai paura, 
la senti, 
l'abbracci, 
sorridi. 
È il nuovo che in te avanza. 
P. C. 12/24

lunedì 15 dicembre 2025

Parole di Rodari

Gianni Rodari

 


Quanto pesa una lacrima? Dipende: la lacrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra. 

Vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo? 

Nel paese della bugia la verità è una malattia.

Gli errori sono necessari, utili come il pane, e spesso anche belli: per esempio la torre di Pisa

giovedì 11 dicembre 2025

Turbolenze

L'ultimo giudice
I granelli di sabbia scivolano giù 
scandendo l'inevitabile. 
Il tempo dona consapevolezza
mentre schegge di te
volano via. 
Dimenticanze e utopie, 
meraviglie e inferni, 
si accumulano in questa fragile clessidra
e le tue nobiltà e le tue miserie
le danno voce. 
A volte pare che il suo vetro si spacchi
per quanto è delicato, 
ma le turbolenze lo temprano, 
le gioie lo sublimano, 
segnandolo. 
E per ogni piccolo granello che scende, 
per ogni piccola scheggia che vola via,
il tempo è il giudice finale. 

La lava
Ci sono momenti
in cui la lava
invade ogni spazio
entrando in luoghi
che non pensavi di avere.
Si crea nuove strade
Infuocate e dolenti,
e intorno a te
senti odore d'incendio.
Il marchio rosso 
indica una via
dove vorresti eruttare
e lanciare lontano la rabbia
di questi tempi incatenati.
Ma la lava fluisce, 
sai che non sei tu,
è solo una trappola 
da cui non puoi fuggire
e cerchi la pace
ma non riesci a vederla.
Attendi solo la pioggia
che spenga il furore,
agogni il silenzio
che fa da paciere. 
Seguire le giravolte 
di questo mutevole narciso
mi graffia l'anima
e rende questo mio cammino
sdruccevole. 
E la lava si agita, 
ribolle, 
cambia il presente, 
scolorisce il passato
e, nel fuoco
rimodella il futuro.

Il veliero
Perdersi nelle bugie
che ti apparecchi, 
chiudere gli occhi 
davanti all'ovvio
mentre i rintocchi
annunciano
il diluvio. 
Errori s'accumulano
in questo stanco viaggio
vagabondando
tra stasi e ignoto, 
e il silenzio
non sempre
è la degna risposta. 
Senti nell'aria
odore di tempesta
dove non c'è riparo, 
non c'è salvezza, 
e i passi che dovresti fare
non riesci a farli,
prigioniero dei tuoi limiti, 
delle tue paure. 
Veliero senza nocchiero,
con lacere vele
e molteplici falle, 
accovacciato
in questo mare agitato, 
con il cuore che si rabbuia
in attesa
della tempesta

Trottole
Così stanco
d'innalzare lo scudo
contro l'ira funesta 
della donna dai troppi volti
intrappolata nel ciò che non c'è. 
Così stanco di disinnescare
trappole impossibili
da immaginare, 
zigzagando tra parole rumorose
e silenzi minatori. 
Ognuno vede quel che fa più comodo
in questi tempi immobili, 
graffi e turbolenze
hanno il sapore di mancanze, 
di perché non risolti, 
abbiamo perso il nostro centro
cercando nemici inesistenti. 
Povere trottole
in perenne movimento
dentro una gabbia dorata
piena di spifferi. 
Le distanze sono manna
quando respirare la stessa aria, 
per troppo tempo, 
toglie il respiro. 
Il ristagno non dà frutti
anche all'albero più perfetto, 
è venuto il tempo
di potare i rami secchi, 
innaffiare le affinità, 
toccare corde addormentate,
rinnovare pensieri
e liberarsi dai rancori
affinché germinino 
infiniti attimi fecondi. 

Fango
Fango che imbratta, 
avviluppando i pensieri. 
Vorresti limpida acqua
per liberare il tuo spirito
e scacciare lo sporco
che ti si attacca addosso
creando lacci che legano l'anima. 
Mondare per tornare all'essenza, 
ritrovare purezza
per liberarsi da parole
che spingono indietro. 
Uscir fuori da questa palude
infestata da insetti 
e da chi ti chiama nessuno
per sentirsi qualcuno. 
È lì il cammino,
dove la strada profuma di passione, 
dove innaffiando i tuoi tesori celati
il futuro fiorisce.

P. C. 12/24

domenica 7 dicembre 2025

Viaggi Vagabondi 6

Viaggi che hanno lasciato un segno nel mio cuore.

Pink Floyd
The dark side of the moon



William Shakespeare
Tutto il teatro



Salvatore Quasimodo
Ed è subito sera

Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.



Sandro Botticelli
La Nascita di Venere


2001 Odissea nello spazio
di Stanley Kubrik

Conan il barbaro
di Roy Thomas e Barry W. Smith


Tv
L'altra domenica e Quelli della notte
di e con Renzo Arbore, Benigni e company


La Spagna





lunedì 1 dicembre 2025

Lucciole e Fenice


Dove sono le lucciole? 
I graffi tornano, 
ti segnano, 
ti fanno perdere il senso, 
svelano. 
In una bottiglia di vetro
si può solo soffocare, 
l'amore svanisce, 
la rabbia è padrona,
Il non sentirsi
diviene la norma, 
il non capirsi
diviene una scusa. 
Dove sono le lucciole
che accendono la notte?
Dove si nasconde
la linfa che rinforza?
Siamo vagabondi
in cerca di patria, 
naufraghi di ciò che eravamo, 
cercatori che non sanno più che cercare, 
prigionieri del non riconoscersi
mentre intorno il mondo si sfalda.
La montagna che scali
fa perdere pezzi,
scivola giù la dignità, 
l'orgoglio è caduto da tempo,
l'estro s'è nascosto,
dell'altro vedi solo limiti, 
e salire ha lasciato indietro il senso.
Dov'è la cima? 
È nascosta tra le nuvole
e gli appigli per raggiungerla
sembrano fatti di friabile cristallo. 
Quando i miasmi del fallimento
t'invadono i pori
è tempo di fermarsi, 
di rilupilire il tuo sguardo 
e attendere. 
Per riveder
le lucciole perdute,
per sentire
della consapevolezza
il richiamo. 
P. C. 11/24

Il canto della Fenice
Inseguendo sogni di libertà, 
curvo sotto il peso
della mia incapacità, 
mi agito, 
scalciando
come se non ci fosse domani. 
Rovi irti di spine
intralciano la via, 
e l'andare avanti
mi lacera. 
A che punto del viaggio sono? 
Troppe volte
pare non esserci via d'uscita
in questo labirinto interminabile. 
Momenti che danno respiro
seguiti da schiaffi nell'anima
con l'incapacità di fuggire
da parole che sono pietre. 
Eppure sai che è solo tua la colpa, 
sei tu che sei entrato nel labirinto, 
senza difese, 
senza salvagenti
a cui aggrapparti, 
perchè la vita è cosi
o impari a nuotare
o affoghi. 
E anche se ti senti 
come uno scorpione
che, accerchiato dal fuoco, 
punta l'aculeo su se stesso, 
sai che l'uscita dal labirinto c'è. 
Inseguendo il canto della Fenice.
P. C. 12/24