giovedì 11 dicembre 2025

Turbolenze

L'ultimo giudice
I granelli di sabbia scivolano giù 
scandendo l'inevitabile. 
Il tempo dona consapevolezza
mentre schegge di te
volano via. 
Dimenticanze e utopie, 
meraviglie e inferni, 
si accumulano in questa fragile clessidra
e le tue nobiltà e le tue miserie
le danno voce. 
A volte pare che il suo vetro si spacchi
per quanto è delicato, 
ma le turbolenze lo temprano, 
le gioie lo sublimano, 
segnandolo. 
E per ogni piccolo granello che scende, 
per ogni piccola scheggia che vola via,
il tempo è il giudice finale. 

La lava
Ci sono momenti
in cui la lava
invade ogni spazio
entrando in luoghi
che non pensavi di avere.
Si crea nuove strade
Infuocate e dolenti,
e intorno a te
senti odore d'incendio.
Il marchio rosso 
indica una via
dove vorresti eruttare
e lanciare lontano la rabbia
di questi tempi incatenati.
Ma la lava fluisce, 
sai che non sei tu,
è solo una trappola 
da cui non puoi fuggire
e cerchi la pace
ma non riesci a vederla.
Attendi solo la pioggia
che spenga il furore,
agogni il silenzio
che fa da paciere. 
Seguire le giravolte 
di questo mutevole narciso
mi graffia l'anima
e rende questo mio cammino
sdruccevole. 
E la lava si agita, 
ribolle, 
cambia il presente, 
scolorisce il passato
e, nel fuoco
rimodella il futuro.

Il veliero
Perdersi nelle bugie
che ti apparecchi, 
chiudere gli occhi 
davanti all'ovvio
mentre i rintocchi
annunciano
il diluvio. 
Errori s'accumulano
in questo stanco viaggio
vagabondando
tra stasi e ignoto, 
e il silenzio
non sempre
è la degna risposta. 
Senti nell'aria
odore di tempesta
dove non c'è riparo, 
non c'è salvezza, 
e i passi che dovresti fare
non riesci a farli,
prigioniero dei tuoi limiti, 
delle tue paure. 
Veliero senza nocchiero,
con lacere vele
e molteplici falle, 
accovacciato
in questo mare agitato, 
con il cuore che si rabbuia
in attesa
della tempesta

Trottole
Così stanco
d'innalzare lo scudo
contro l'ira funesta 
della donna dai troppi volti
intrappolata nel ciò che non c'è. 
Così stanco di disinnescare
trappole impossibili
da immaginare, 
zigzagando tra parole rumorose
e silenzi minatori. 
Ognuno vede quel che fa più comodo
in questi tempi immobili, 
graffi e turbolenze
hanno il sapore di mancanze, 
di perché non risolti, 
abbiamo perso il nostro centro
cercando nemici inesistenti. 
Povere trottole
in perenne movimento
dentro una gabbia dorata
piena di spifferi. 
Le distanze sono manna
quando respirare la stessa aria, 
per troppo tempo, 
toglie il respiro. 
Il ristagno non dà frutti
anche all'albero più perfetto, 
è venuto il tempo
di potare i rami secchi, 
innaffiare le affinità, 
toccare corde addormentate,
rinnovare pensieri
e liberarsi dai rancori
affinché germinino 
infiniti attimi fecondi. 

Fango
Fango che imbratta, 
avviluppando i pensieri. 
Vorresti limpida acqua
per liberare il tuo spirito
e scacciare lo sporco
che ti si attacca addosso
creando lacci che legano l'anima. 
Mondare per tornare all'essenza, 
ritrovare purezza
per liberarsi da parole
che spingono indietro. 
Uscir fuori da questa palude
infestata da insetti 
e da chi ti chiama nessuno
per sentirsi qualcuno. 
È lì il cammino,
dove la strada profuma di passione, 
dove innaffiando i tuoi tesori celati
il futuro fiorisce.

P. C. 12/24

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