domenica 30 giugno 2024

storia di famiglia: mio padre parte prima gli anni della guerra


Mio padre si chiamava Tullio ed era nato a Roma nel 1929.

Viveva dalle parti del Travertino-Quadraro, insieme ad altri 7 fratelli, in tutto 5 maschi e 3 femmine. 

In questo post rievoco alcuni episodi che mi raccontó del periodo durante la guerra.


Il bombardamento di San Lorenzo

19/07/1943

Quella mattina mio padre era in casa  quando arrivarono le notizie sui bombardamenti a San Lorenzo. Suo fratello più grande era andato via la mattina presto perché lavorava proprio a San Lorenzo. 

Mio nonno si incamminó per sapere qualcosa di suo figlio e mio padre, allora quattordicenne, lo seguì. 

Mi raccontó che arrivarono a San Lorenzo e trovarono il quartiere devastato dalle bombe angloamericane. Gente che urlava, morti, distruzione. Loro cercarono disperatamente mio zio Pietro al posto di lavoro ma anche lì c'erano solo macerie.

Poi, dopo diverse ore, finalmente, lo riuscirono a trovare, fortunatamente illeso, dato che era riuscito a scendere in tempo nei rifugi antiaerei. 

Quando mio padre mi raccontò questa storia, nei suoi occhi si leggeva ancora l'angoscia che aveva provato in quei momenti. 

Chissà cosa aveva provato quando l'anno successivo mio nonno fu preso dai tedeschi, durante il Rastrellamento del Quadraro, e internato in un campo di concentramento in Germania? Di questo me ne ha parlato pochissimo, l'unica cosa che mi disse  fu che quando tornò dalla Germania mio nonno era uguale ai sopravvissuti che si vedevano sui documentari di storia, ridotto a pelle e ossa. 

Di questo ed altro ne ho scritto su un post riguardante mio nonno Tommaso. 


Inseguito dai nazisti

Dopo l'8 settembre del 1943 Roma era occupata dai nazisti e c'erano pattuglie nazi-fasciste che giravano per la città. Vicino a dove abitava mio padre c'era la Caffarella, un grosso parco dove lui è un gruppo di amici andavano spesso a giocare. 

Erano una banda di ragazzini scalmanati che scorrazzavano per i prati, una di quelle volte capitó loro di trovare a terra una bomba inesplosa. Ovviamente essendo ragazzini  scavezzacollo cominciarono a prenderla in mano e passarsela l'uno con l'altro, finché uno di loro decise di lanciarla dietro una collinetta. Esplose fragorosamente mentre lì vicino passavano dei soldati tedeschi, che illesi, cominciarono ad inseguirli sparando. 

Mio padre mi raccontó che in vita sua non aveva mai corso così veloce come quella volta; loro scappavano e i tedeschi dietro che sparavano senza riuscire a colpirli finché arrivarono davanti una parete altissima e li, terrorizzati, saltarono con tutta la forza che avevano e riuscirono a scavalcarla e finalmente a salvarsi. La cosa particolare è che mio padre e i suoi amici il giorno dopo tornarono di nuovo davanti a quella parete e cercarono di saltare per scavalcarla ma nessuno di loro ci riuscì. 

Una cosa che mio padre era solito dire  è che lui aveva provato sulla sua pelle il detto che la paura mette le ali. 



Il fontanone a Don Bosco, la gara di apnea

e il lago nella Caffarella

Mio padre amava molto nuotare e mi raccontó come imparó a farlo. Quando era piccolo il fratello più grande lo gettó dentro un fontanone che si trovava di fronte alla chiesa di Don Bosco e lo lascio lì finché, dopo aver rischiato di affogare varie volte, cominció piano piano a nuotare, con mio zio che gli urlava come fare senza intervenire.

Da quella volta non perdeva occasione insieme alla sua comitiva per gettarsi in acqua dove capitava. 

Andavano a quella che lui chiamava la marana dalle parti del Mandrione oppure ad un fiumiciattolo che scorreva alla Caffarella che fu teatro di una sfida che gli lasciò il segno. 

Non so quanti anni avesse quando successe, sicuramente era molto giovane, ma una di quelle volte alla Caffarella qualcuno di loro lanciò la sfida a chi rimaneva di più sott'acqua in apnea. 

Si gettarono in acqua e rimasero sotto, piano piano, uno alla volta, riemersero. Mio padre fu l'ultimo. Vinse ma dall'orecchio destro gli usciva del sangue, da quel momento lui perse quasi del tutto l'udito da quella parte e non lo riprese più. 

Ovviamente essendo romano fu l'occasione per gli amici per ribattezzato con uno dei due soprannomi che lo avrebbero caratterizzato:

"Er campana". 

Un altro dei luoghi in cui andava a nuotare, oltre al Tevere ( fiume allora sia navigable che pulito, dove c'erano anche barconi in cui c'erano cabine dove spogliarsi e lasciare i vestiti), era un posto che conoscevano in pochi. Lo avevano scoperto girando per la Caffarella. 

In quel parco c'erano diverse entrate per delle grotte sotterranee e loro cominciarono ad esplorare; in una di queste, scendendo sempre più giù, con loro grande sorpresa, trovarono un lago spazioso e limpido. 

E li passarono vari pomeriggi a sguazzare nell'acqua divertendosi. 

Quelle grotte furono teatro di un altro fatto accaduto in quel periodo: 

Non so per quale motivo ma un giorno furono fermati da una pattuglia nazi-fascista e catturati per portarli con loro in caserma. Mentre camminavano passarono vicino ad una delle grotte della Caffarella, ad un cenno tra di loro presero a correre e si infilarono nella grotta mentre gli altri li inseguivano cercando di prenderli. 

Ma nel momento in cui entrarono in quei cunicoli che loro conoscevano benissimo riuscirono a seminarli e a salvarsi anche quella volta. 


continua... 



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